Al via la raccolta firme.
Preceduta da una conferenza stampa davanti alla sede del Comune di Padova, sabato 1° ottobre 2016 è iniziata in città la raccolta firme per una Proposta di delibera consiliare di iniziativa popolare, perché, in caso di morosità, agli utenti del servizio idrico integrato non venga interrotto il flusso dell’acqua.
“E’ una misura di civiltà -affermano gli attivisti del Comitato Provinciale Acqua BeneComune di Padova- perché il diritto all’acqua, che vuol dire innanzitutto accesso a un quantitativo minimo vitale giornaliero, non può poi dipendere dal reddito di cui si dispone. Così, ci è sembrato urgente, anche alla luce del generale quadro di crisi economica, proporre al Consiglio comunale (e poi all’organo di Bacino) una modifica della vigente Carta del Servizio Idrico Integrato del gestore cittadino AcegasApsAmga-gruppo HERA, affinché misure quali l’interruzione della fornitura idrica e la risoluzione del contratto (che, di fatto, vanificherebbero quel diritto) non abbiano più efficacia”. Completano la Proposta la rimodulazione degli scaglioni tariffari sul numero dei componenti il nucleo familiare e, infine, la creazione di un fondo a sostegno delle famiglie disagiate alimentato dagli utili incassati dai gestori (c.d. tariffazione sociale).
Già, gli utili.
Perché a cinque anni dai vittoriosi ma inapplicati referendum sull’acqua del 2011, quegli utili -benchè cancellati dal 2° quesito referendario- figurano ancora illegittimamente (e scandalosamente) in bolletta. E vi figurano -come noto- grazie a un metodo tariffario-truffa prontamente scodellato dal governo Monti all’indomani della consultazione referendaria (2012), contro il quale, da più di un anno, pende ricorso davanti al Consiglio di Stato (la sentenza dovrebbe arrivare nella primavera del 2017). Per non parlare degli abnormi incrementi tariffari fin qui registrati: in pochi anni le bollette dell’acqua sono lievitate ben oltre il 40% !!
Così, alla storica campagna di Obbedienza civile -e cioè l’autoriduzione della bolletta dell’acqua proprio di quella componente tariffaria di profitto (19,50% per la tariffa 2016!)- oggi gli attivisti affiancano questa nuova e civile impresa. Le firme da raccogliere sono cinquecento ma, grazie alla disponibilità di (alcune) forze politiche e associazioni cittadine, l’obiettivo di andare ben oltre il numero fissato dalla norma statutaria (art. 16) dovrebbe essere agevolmente raggiunto. Dopodiché, la parola passerà ai Consiglieri… Qual è l’orientamento della maggioranza?
Recentemente, in sede di Assemblea di Consiglio di Bacino Bacchiglione, l’amministrazione patavina (insieme a quelle di Brugine e di Arzergrande) si è pronunciata contro l’ulteriore incremento del 6% della proposta tariffaria per gli anni 2016-2019. Un cadeau di Bitonci ai suoi concittadini per farsi perdonare la scelta della sua maggioranza di alienare tredici milioni di azioni Hera di proprietà del Comune? Nemmeno poi tanto, dal momento che a nulla è valso il “peso” (in termini di voto ponderato) dei tre comuni (Padova, in particolare) per bloccare l’incremento tariffario in questione. Perché in tempi di spending review e di tagli dei trasferimenti agli enti locali, è cosa dura rinunciare al surplus di dividendi che la nuova tariffa avrebbe portato nelle casse degli altri 40 e passa sindaci presenti in Assemblea (che, al completo, è composta da 140 sindaci-soci di quattro gestori, tre a totale capitale pubblico o in house -Centro Veneto Servizi, Alto Vicentino Servizi e Acque Vicentine- e uno a capitale misto e quotato in borsa, AcegasApsAmga-gruppo HERA). I quali, non vi hanno punto rinunciato.
Intanto, notizia dell’ultima ora, nel popolare quartiere Paltana (di Padova), AcegasAps-HERA piomba il contatore dell’acqua a una famiglia con prole per una morosità di (soli, tanti?) 480 €!
Alessandro Punzo