Sabato 24 luglio, a Padova, come in altre città d’Italia, il più antico e possente anelito umano, quello alla libertà, è stato declinato con significati mai così distanti e diversi. Da una parte piazza Cavour, a sostegno della libertà di autodeterminazione di un intero popolo, quello cubano, da più di dieci lustri vergognosamente oppresso dalla politica imperiale del potente vicino a stelle e strisce, capace di svuotarne sogni e pance; dall’altra piazza Duomo, dove lo stesso anelito, lo stesso grido si ergeva “nella solitudine sovrana” di ciascuno dei contestatori del passaporto verde, “al di fuori e al di sopra di ogni legame sociale” (Marco Revelli, “La cultura del sospetto come fenomeno Pop”, Il manifesto, 24 luglio 2021). Ma forse sono i numeri, come sempre impietosi, a marcare la distanza e, insieme, il peso politico dei due eventi: gremitissima, fino all’inverosimile la piazza “No vax”, ahimè sguarnita quella contro il “Bloqueo” e a sostegno del vessato popolo cubano. Per fortuna, in questi giorni di caldura, in altre piazze del Belpaese (v. Campi Bisenzio) la libertà e il diritto di vivere una vita degna contro l’arroganza e lo strapotere di un capitale fattosi vieppiù aggressivo in questo scorcio di pandemia si sono, finalmente, presi prepotentemente la scena! Per chi ha voluto vederle, ovviamente.
A. P.
“Il Manifesto”, 27 luglio 2021