I referendum del 12 e 13 giugno 2011 sono stati un evento di grande valore politico e sociale, non solo perché attraverso una straordinaria e inedita mobilitazione popolare hanno contribuito a far crescere nella coscienza collettiva la tematica dei beni comuni ma anche perché, dopo decenni di devastante narcosi da pensiero unico, hanno messo in discussione i pilastri del credo neoliberista osando sfidare la presunta razionalità del mercato, la sua pretesa di assoggettare persone e cose alla legge ferrea del profitto.
Così, grazie a quella vittoria, è stato possibile bandire dai nostri territori la produzione di energia nucleare, affermare i principi della gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato e degli altri servizi locali e, dunque, la fuoriuscita degli stessi dalle logiche di mercato e di profitto.
Purtroppo – ma c’era da aspettarselo visto il livello dello scontro – in questi due anni e mezzo che ci separano da quell’evento, non sono stati pochi gli attori che hanno remato contro quella grande prova di democrazia: dalle Autorità d’Ambito (oggi Consigli di Bacino) ai gestori (come Acegas-Aps), dagli organi di Governo del Paese (v. i provvedimenti dei Governi Berlusconi e Monti) alle stesse Amministrazioni locali che, nella morsa tra vincolo di bilancio e garanzia dei servizi ai cittadini, spesso, pur di far cassa, non hanno saputo fare di meglio che privarsi anche di quel poco di “pubblico” che restava sotto il loro controllo. Esemplare, al riguardo, è stata la cessione di Acegas Aps Holding s.r.l. all’emiliana Hera s.p.a., votata dal Consiglio comunale di Padova il 24 settembre 2012, che ha definitivamente estromessi i comuni di Padova e Trieste dalla possibilità di esercitare un controllo reale sulla società -Acegas Aps S.p.A. – che fornisce servizi così essenziali alla vita dei loro cittadini, acqua e gestione dei rifiuti in primis… (forse vale la pena di ricordare che grande sponsor dell’operazione fu l’ex sindaco di Padova Flavio Zanonato il quale, anche da ministro, continua, imperterrito, a fornire prove di assoluta coerenza con quella sciagurata e antidemocratica scelta). E che dire, infine, dei recenti provvedimenti (amministrativi) dell’Autorità per l’Energia e il Gas (AEEG)? Attraverso l’emanazione di un nuovo metodo tariffario transitorio, (MTT) -delibera 585/12/R/IDR- , ha licenziato una tariffa -subito ribattezzata “truffa” dai Movimenti per l’acqua- che fa rientrare dalla finestra ciò che i referendum hanno ricacciato dalla porta, nella misura in cui legittima, seppure sotto la voce “oneri finanziari”, ciò che la letteratura economica definisce universalmente come profitto. Senza tacere del fatto che l’applicazione del nuovo metodo dell’AEEG ha condotto ad un aumento generalizzato e ingiustificato delle tariffe del 2013, al punto che il Consiglio di Bacino Bacchiglione ha preferito avvalersi della tariffa limite prevista dal precedente metodo (c.d. “Normalizzato”) che ha comunque fatto lievitare le bollette dell’acqua del 13,45% rispetto all’anno precedente!
La verità è che i principi referendari entrano in rotta di collisione con le politiche di feroce austerità, di cancellazione dei diritti, di privatizzazione dei beni comuni e del residuo patrimonio pubblico locale messe a punto a Bruxelles e imposte ai Paesi membri dell’Unione; la verità è che il principio, suffragato dal voto di 27 milioni di italiani, che sull’acqua non si fanno profitti, risulta indigesto ai gestori (purtroppo non solo privati) per i quali, dunque, non c’è legge che tenga!
Per questi motivi, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, già nella primavera del 2012, lanciava su tutto il territorio nazionale la Campagna di Obbedienza Civile, consistente nell’autoriduzione delle bollette dell’acqua della componente tariffaria “remunerazione del capitale investito” che, dal 21 luglio 2011, giorno successivo alla pubblicazione in G.U. del risultato referendario, non ha più legittimità di figurare in tariffa (perché l’istituto disciplinato dall’art.75 della Costituzione produce effetti aventi forza di legge). Così, per gli utenti di Acegas-Aps, la percentuale da dedurre in bolletta è del 18,82%!
E infatti, non si contano più le sentenze e i pronunciamenti delle più alte magistrature dello Stato, da quella costituzionale a quelle amministrative (Consulta, Consiglio di Stato, Tar Toscana etc.) che hanno bollato come illegittima la persistenza in tariffa di questa quota di utile e, dunque, riconosciuto il diritto degli utenti a vedersi rimborsato quanto indebitamente pagato da quella data ad oggi (per completezza, aggiungiamo che sono in dirittura di arrivo altri tre ricorsi presentati contro il citato MTT dell’AEEG davanti al Tar della Lombardia).
Anche il tema dell’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali, acqua in primis, ha occupato un posto di rilievo nell’ analisi (v., da ultimo, il Convegno “Ripubblicizzare si può ripubblicizzare si deve,” tenutosi a Torino sabato 21 settembre) e nell’attività del Forum e delle centinaia di Comitati acqua sparsi in tutta Italia: contro le ricorrenti logiche privatizzatrici ma avendo come unico faro il dettato referendario, essi hanno testardamente perseguito la via della ripubblicizzazione del servizio idrico, sulla scia di quanto hanno già fatto importanti metropoli europee, come Parigi, Berlino e, prima in Italia, Napoli.
Anche a Padova la battaglia per l’attuazione della volontà referendaria continua e l’happening bici-festazione, organizzata per sabato 26 ottobre, con concentramento (ore 10.30) nella centralissima P.zza dei Signori, alla quale invitiamo caldamente tutti a partecipare, ne è testimonianza. Armati di palloncini colorati, cartelli, bandiere dell’acqua ma soprattutto della convinzione di essere dalla parte della ragione, percorreremo in bicicletta le vie del Centro cittadino, per veicolare in forma nuova e festosa i contenuti e il senso della Campagna di Obbedienza Civile che, qui a Padova, ha superato il centinaio di adesioni.
Non si tratta di una battaglia di nicchia, tesa “solo” ad affermare la pur sacrosanta legalità referendaria: assieme ai Comitati No Dal Molin, No Tav, No Grandi Navi etc., l’autoriduzione delle bollette dell’acqua ha aperto un nuovo fronte di conflitto contro un modello economico e sociale in crisi, che può sopravvivere, ormai, solo al prezzo di estrarre profitto dai beni fondanti la vita e di cui, dunque, nessuno può fare a meno. Prova ne sia l’aggressione di cui sono oggetto il territorio (in termini di acqua, di consumo speculativo del suolo, di “grandi” quanto inutili e stupide opere etc.), la gestione dei rifiuti e dei servizi locali, dei trasporti, fino alla salute e l’istruzione (pubbliche). Arrestare questo folle e distruttivo disegno, bloccare il processo delle privatizzazioni, riaffermare la volontà (e la legalità) referendaria attraverso la riappropriazione dei beni comuni, sottraendoli alla mano rapace di un capitalismo in crisi, è quanto ci proponiamo. E’, al di là di tutto, una battaglia di civiltà che oggi, più che mai, sentiamo l’urgenza di combattere, insieme.
E allora, buona autoriduzione a tutti.
Perché si scrive acqua… si legge democrazia!
Alessandro Punzo – Comitato 2 SI Acqua Bene Comune PD