Piero Bevilacqua, nel suo “ La resistibile ascesa della Lega nel Sud” (il Manifesto, 14 febbraio 2019), suggerisce di completare la mistificante parola d’ordine leghista “ Prima gli italiani ” con “ma prima ancora i veneti e i lombardi ”. I quali, per effetto dell’annunciato progetto autonomista (a cui sembrano accodati, coi dovuti distinguo, pure gli emiliani), verrebbero a beneficiare di un corpus di diritti, libertà e tutele scandalosamente negato ai restanti “italiani”.
Perché -mi permetto di sintetizzare- è la ricchezza del Nord il vero non detto, che il leader leghista intende preservare sganciando chi ne produce di più dal macilento e desueto carro della solidarietà nazionale (e costituzionale). E poi elevare a sistema valoriale e di governo, a glorificazione di chi la persegue e la ottiene (il settentrionale occupato) e a detrimento di chi, colpevolmente, versa nella povertà e nell’indigenza (il meridionale scansafatiche, l’immigrato etc.). Questa verità, artatamente celata al popolo meridionale spiega, secondo Bevilacqua, il successo, lo sfondamento della Lega nel Sud (per ora in Abruzzo).
Ma chi dovrebbe farsi carico di questa operazione verità? Il Pd? Dal momento che è proprio sua la paternità di quella indecente, scompaginata rivisitazione costituzionale che, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, ha interessato le autonomie locali, a cominciare dall’elezione diretta del Presidente della Regione (L. cost. 1/1999) fino alla famigerata Riforma organica del Tit. V (L. cost. 3/2001), vero vulnus nell’originario assetto costituzionale e della democrazia tout court. Basta darsi la pena di leggere i vigenti articoli 116, 117 e 119 per capire che il disegno leghista, pur ponendosi in rotta di collisione coi principi, i valori e lo spirito della Carta scritta nel ‘48 non avrà bisogno di forzature eccessive per attribuire ai lumbard, ai veneti e via discorrendo potestà legislativa esclusiva nelle venti materie contemplate dal terzo comma dell’art.117, a cui potranno aggiungersi le altre tre materie, di cui alle lettere l ), n) e s) elencate nel comma precedente (tra cui norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente). Perché è già tutto scritto, nero su bianco, all’art.116!
E dunque, ricadendo in toto sulle spalle del PD (allora DS) la responsabilità di questo imbroglio, come può Bevilacqua interrogarsi, meravigliato, sul silenzio di codesta forza politica sull’avanzata al Sud della Lega?
Alessandro Punzo
Il Manifesto, 19 febbraio 2019