L’assunzione della illiberalità dell’ex regime sovietico per veicolare l’equiparazione del comunismo al nazismo è un rivoltante falso storico. Che fa il paio con l’assunto che la condanna dell’antisemitismo debba necessariamente coniugarsi con la difesa del (poco democratico perché a dir poco oppressivo) regime israeliano. Ora, che il latore di queste indiscutibili perle sia Matteo Salvini, niente di nuovo. E’ nella natura (fascista) del personaggio. Che non vi sia stata, invece, alcuna reazione, nemmeno un larvato sussulto di onestà intellettuale, da parte di Giovanni Floris che lo intervistava nel corso del suo seguitissimo programma dI martedì 12 novembre 2019 (forse perché troppo concentrato su altre questioni sulle quali, bisogna dargli atto, pure è riuscito a mettere in difficoltà il suo interlocutore) è un fatto grave, perché ha contribuito a sdoganare, di fronte a milioni di utenti, una perniciosa vulgata revisionista. D’altra parte, pochi minuti prima, era stato il turno dell’«autorevole » collega Bruno Vespa e delle sue sensazionali e ispiratissime “ rivelazioni” su Benito Mussolini e camerati. Che dire, un brutto martedì.
Alessandro Punzo