Come sempre, Leonardo Paggi ha il pregio di arrivare al cuore dei problemi.
Così, nel bell’articolo “Costituzione e governo, raccogliamo la sfida di Renzi” (Il Manifesto, di …) ci spiega come la (contro)riforma costituzionale messa a punto dall’ineffabile Renzi (ma certamente non estranea all’indirizzo politico del suo partito) si leghi a filo doppio alle feroci ricette neoliberiste, alle politiche di austerità (e sofferenze) che i potentati economici e finanziari europei (e mondiali) stanno da anni infliggendo alle aree più deboli del Vecchio Continente (il caso greco è paradigmatico). Con l’obiettivo, dichiarato, di mandare in soffitta il patto tra capitale e lavoro – con il suo carico di diritti, libertà e tutele- nocciolo del costituzionalismo post bellico. Perché nulla più intralci il dispiegarsi delle magnifiche e progressive sorti di quel capitalismo senza democrazia, vero approdo del mondo globalizzato del Ventunesimo secolo (mi prendo la libertà di sintetizzare).
“Insomma, argomenta Paggi, la riforma del Senato e l’Italicum non sono altra cosa dalla soppressione dello Statuto dei lavoratori. Sono parte di una medesima linea politica (…) saldamente inscritta all’interno degli indirizzi economici e politici della Ue”. Per cui, la battaglia referendaria (per il NO) – sulla quale il premier sembra avere messo la faccia (per il SI)- non può prescindere da questi nessi, da questo contesto, pena una sua clamorosa sconfitta.
Ma c’è consapevolezza di ciò? Qual è l’orientamento delle forze sociali e politiche “amiche”?
Tanta parte di sindacalismo confederale e la sedicente “sinistra interna” al Pd sono corresponsabili di questa deriva. Per limitarmi alla scuola, ad es. fu proprio il partito dell’attuale premier (con l’avallo sindacale confederale) a volere, fortemente, la legge sulla c.d. autonomia scolastica (antesignana di tutte le schifezze…), le scuole ridotte a progettifici in concorrenza le une con le altre, a tagliare in modo drastico gli investimenti alla “pubblica” salvaguardando la “cattolica” e, per questa via, a violare ripetutamente e sfacciatamente quella Carta che oggi è di nuovo sotto attacco.
Mentre esiste, nel nostro paese, una ricchezza ignorata, una molteplicità di forme associative, di soggettività, di movimenti e comitati impegnati in lotte e vertenze che muovono proprio dalla consapevolezza che… Che il “politico” ignora o finge di non vedere. Nemmeno un referendum sull’acqua, stravinto ma mai applicato, è riuscito a suscitare la benché minima attenzione e indignazione. Sono battaglie condotte in “solitudine”, come sicuramente accadrà anche per l’annunciata stagione dei Referendum sociali, promossa dai movimenti per l’acqua, della scuola, contro la devastazione ambientale e le trivellazioni.
Ecco, credo che qualsiasi discorso di ricostruzione del “politico” nel nostro paese debba necessariamente partire da qui, da queste lotte e connessioni. Non tanto per “raccogliere consensi a Scampia” – come pure scrive Paggi- ma, al contrario, per eliminare, una volta e per tutte, le tante Scampia, come tutte le enclave dove dignità e diritti sono costretti a prostituirsi a mafie, camorre e …terrorismo.
Chi c’è in ascolto?
Alessandro Punzo