Ciao. Non sono un «photographer» (anche se il lemma inglese fa tanto figo): perché non ho mai frequentato scuole o corsi di fotografia, né vivo di questa. Se proprio devo definirmi preferisco nomade, per tanti buoni motivi. Quel che so (fare) me lo insegnò, anni or sono, nella sua bottega, un fotografo della provincia ferrarese, con cui trascorsi circa un anno tra acidi, pellicole e stampe. Poi, dopo una vita trascorsa a fare altro (marittimo, insegnante, attivista dei Cobas della scuola, dei Comitati dell’acqua Bene Comune etc.), quando il desiderio di riattraversare, con occhi e strumenti culturali nuovi, i luoghi e le genti appena sfiorati nel mio giovanile peregrinare da marinaio si fece più urgente, la fotografia, mai abbandonata, divenne lo strumento, il mezzo, attraverso il quale raccontare e, in una certa misura, anche denunciare. Insomma, un coinvolgente, seppure diverso, modo di fare politica.
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