“L’iride come metafora della natura che, nella sua tragica e violentata bellezza, osserva, attonita e incredula, il destino che l’umana insipienza le sta regalando”.
Il progetto “COME IRIDE SOGNO IN LOCKDOWN” ritorna nei padiglioni di ArtePadova 2024 (padiglione 4; stand 36) col suo carico di denuncia e speranza. E’ una sorta di work in progress, capace di arricchirsi di contributi sempre nuovi e originali. A me non resta altro che assecondarlo.
Se clicchi sull’icona di ArtePadova sarò felice di omaggiarti un ingresso. Ti aspetto! ArtePadova è in via Niccolò Tommaseo 59 (Fiera). Visitabile da venerdì 15 novembre a domenica 17. h.: 10/20. Lunedì 18 novembre h.: 10/13
La pandemia da Covid-19 è stata il frutto avvelenato di un pianeta devastato dall’avidità di un sistema estrattivo e violento, escludente e diseguale che non ha confini. Perché considera la società null’altro che il luogo dell’eterna, solitaria competizione tra estrattori di valore, la natura la sua inesauribile cornucopia e l’economia la pellicola che tutto avvolge e a cui tutto subordina. Si chiama capitalismo neoliberale o, se preferite, “cultura” del mercato. Questo lavoro, come suggerisce il titolo, è germogliato proprio in quel periodo di chiusura e costrizione, quando tutto sembrava sospeso, in attesa…
IL SOGNO – Quale strategia adottare, in tempo di pandemia, per difendermi dal virus del viaggio? Per Ryszard Kapuściński non esiste cura né rimedio. Così, nell’impossibilità di viaggiare, quando forte e struggente si fa la nostalgia di realtà inesplorate o di passi già dati non resta che cedere al sogno. Ma il disastro è tale che nemmeno il sogno allevia: luoghi affascinanti, litorali palpitanti di acque e verzure, nella bruma del sogno sembrano incurvarsi, gravati dal peso degli interessi umani. E, come in un gioco di specchi, da quella nebbia riemergono con le loro scheletriche ma ancora vive mangrovie, trasfigurati in iride. Come metafora della natura che, nella sua tragica e violentata bellezza, osserva incredula il destino che l’umana insipienza le sta riservando… The travel virus, as Ryszard Kapuściński argued, is a disease that has no cure. During the Covid-19 pandemic, when traveling was forbidden and the nostalgia for unexplored lands and trodden paths was striking, we could only yield to the dream. Yet, in this suspended time, beaten by the wait, on a planet poisoned and stressed by human greed, the dream couldn’t help. So, fascinating places, seashores throbbing with water and greenery, seemed in the dusky dream to bend, sagging under the weight of human interests. As in a mirror game, with their skeletal yet living mangroves, they became an iris. The iris here serves as a metaphor for nature that, in its tragic and abused beauty, watches, astounded and incredulous, the destiny provided by human foolishness.
IL GRANDE POLITTICO DELLE IRIDI
Se vi sentite osservati è a ragione. Perché ciò che vi fissa è un polittico di 25 iridi. Summa del lavoro “Come iride”, è una sorta di indice del gran libro delle doglianze, cahier di una Natura vilipesa e inascoltata. Così forme e cromatismi, che transitano dal rosso acceso all’ocra e al nero, innervati da filamenti rossi, gialli, blu, ci rimandano a luoghi del presente nei quali l’estrattivismo onnivoro dell’umana ingordigia dilaga, senza argine o freno.
If you feel observed, there is a reason. What is watching you is a patchwork of 25 irises. Summary of the work “As an Iris”, it’s a sort of index of the “condolence cage”, shown by a humiliated and unheard Nature. So the shapes and cromatism, from the vivid red to the ochre and black, up to the azure innervated by red, yellow and blue filaments, bring us back to actual places where the omnivorous mining of human greed overflows, unrestricted.
L’AQUILONE Nello sforzo supremo di affrancarsi dalle umane miserie, dalle nostre angherie, la natura, stanca e vogliosa di riprendere se stessa, ondeggia e s’inarca come aquilone gonfiato dal vento. “S’inalza; e ruba il filo dalla mano, come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano” Giovanni Pascoli, L’aquilone
In the supreme effort to free itself from human miseries, rises a wearied nature, hungry of beauty. It rises like a kite, swollen by the wind; ”and it steals the thread away from the hand, like a flower escaping its thin stem, to go farther blooming…“
2. LA SPERANZA Fin qui il sogno. Eppure, in quegli arbusti, in quelle mangrovie, prima all’asciutto e poi circondati dall’acqua di marea, ostinatamente ravviso un filo di speranza: che nella sofferenza patita maturi la consapevolezza e, insieme, l’urgenza di rovesciare la narrazione liberista imperante a vantaggio di un nuovo modello di democrazia e di società, ecosocialista e femminista, inclusivo, equo e solidale incentrato sul «paradigma della cura; di sè, degli altri, del vivente, del pianeta». Cura come costruzione collettiva di protezione reciproca a «riconoscimento della vulnerabilità dell’esistenza e dell’interdipendenza tra le persone e fra queste e la natura» di cui sono parte; come antidoto all’estrattivismo selvaggio, all’ingiustizia climatica e ambientale, alla follia del riarmo e alla proliferazione dei conflitti. Come gesto concreto d’amore. Speranza di alterità che si accende ovunque c‘è un essere umano in lotta, ovunque germogli «fiducia in un orizzonte di cambiamento generale, fuori e oltre la dimensione capitalistica». E’ questa la scommessa e il mio vero sogno.
(*) Marco Bersani, “La rivoluzione della cura”, Ed. Alegre, 2023